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TERRE DI TORA / Il rosso che nasce dal vulcano amico approda alle pagine di Repubblica

“La riconoscenza di una sensibile signora bionda e la generosità di un vulcano spento da venti secoli creano un gran rosso e una storia d’altri tempi…”

Comincia così l’articolo pubblicato da Repubblica Napoli giovedì 22 febbraio, sotto il bottello “I signori del vino”, dedicato ai vini di Terre di Tora.

Il pezzo firmato in sigla da Antonio Corbo, decano del giornalismo napoletano e firma storica della redazione napoletana del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, tratteggia con tocco raffinato la storia di una sfida tesa ad esaltare i valori di un territorio che si estende alle falde del vulcano di Roccamonfina, ai confini tra Campania e Lazio, in una zona che i Romani, e non a torto, definivano “Campania Felix”:

“Antonia d’Amore eredita una azienda agraria di 170 anni che fornisce castagne nocciole alle industrie dolciarie, tra queste la Perugina. Si accorge però che il vigneto è in malinconico degrado, si sente in debito con il padre che era orgoglioso di quei vini prodotti solo per gli amici e la sua famiglia. Manca un vino sontuoso nel delizioso borgo di 850 abitanti e un solo sindaco per due paesi, Tora e Piccilli.

Antonia recupera gli anni perduti osservando il successo di Terra di Lavoro, un faro acceso dall’enologo Riccardo Cotarella tra Campania e Lazio. Si affida allo stesso professore umbro dell’enologia italiana. Investe in tutto, anche nella grafica per una etichetta gentile.  L’Aglianico dà voce alla terra, è il vulcano che vibra in un rosso rubino che freme nelle sue trasparenze, nell’amarena amara richiama i rossi dell’Etna. Ma Rebalto di “Terre di Tora” con i suoi 14 gradi ben portati ha tannini morbidi e docili, 18 mesi di barrique nuove, soffio di cenere umida tra funghi e castagne dell’autunno di Roccamonfina. Note eleganti di ciliegie nere, frutti di bosco, vaniglia che aprono a un lungo finale speziato con tabacco, cacao, selva bruciato. Qualche ingenuità nella comunicazione fa scoprire in ritardo un rosso di rara forza che si riteneva fosse predestinato per le iniziali ma ovvie referenze. L’ha rilanciato per fortuna un guru casertano, Teodoro Naddei, che sa di vini e come farli riconoscere.

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